Le Borse asiatiche sono diventate un argomento sempre più importante nel corso degli ultimi anni. Da una parte la crescita economica di questa regione ha attirato gli investitori per le sue potenzialità; dall’altra parte abbiamo finalmente visto i mercati asiatici diventare più trasparenti e regolamentati.
La maggior parte dei listini del Far East rimane comunque poco conosciuta in Italia ancora oggi. Ecco perché oggi vogliamo portare una guida completa sull’argomento, andando a esaminare tutte le Borse asiatiche da conoscere. Molte di queste sono anche state già trattate su TradingOnline.me, dove trovi guide pratiche alla gran parte degli indici asiatici.
Oltre a conoscere queste Borse, è importante conoscere gli strumenti che puoi usare per investire sui loro titoli. A oggi è ancora molto difficile trovare una piattaforma che ti permetta di investire su titoli cinesi o indiani.
Per evitare questo problema ti consigliamo di usare piattaforme come eToro o Trade.com, le migliori a nostro giudizio per negoziare titoli asiatici. Sono due broker molto affermati in Europa, autorizzati Consob, con un lunghissimo elenco di asset disponibili provenienti da tutto il mondo. Ottimo anche il profilo di commissioni, sempre molto importante.
Indice
Le Borse asiatiche da conoscere
Abbiamo selezionato le Borse di cui parlarti in base a:
- Capitalizzazione delle aziende quotate
- Prospettive di crescita
- Dati macroeconomici della nazione in cui hanno sede
- Facilità nel reperire le azioni e gli ETF sulle piattaforme di investimento
- Stabilità economica, sociale e politica della nazione in cui si trovano
Ecco l’elenco completo di Borse asiatiche che, a nostro modo di vedere, ogni investitore Occidentale dovrebbe conoscere.
1. Hong Kong Stock Exchange
Nazione: Hong Kong
Indice di riferimento: Hang Seng
La Borsa di Hong Kong è senza dubbio una delle più chiacchierate degli ultimi anni. Tantissime grandi società cinesi scelgono di quotarsi a Hong Kong per aprirsi ai capitali internazionali, che più difficilmente vengono diretti verso la Cina continentale. L’esempio più illustre è quello di Tencent, colosso mediatico cinese su cui tantissimi grandi gestori di fondi hanno deciso di investire.
Formalmente Hong Kong è ancora una nazione indipendente. Questo permette alle aziende di quotarsi sui listini della città-Stato senza dover sottostare alle regole cinesi, che prevedono:
- Forte controllo dell’autorità centrale cinese sui listini
- Bilanci in positivo per tre anni prima di potersi quotare, pessimo e scomodo per le startup con grande potenziale
- Diversi tipi di azioni per gli investitori cinesi e per quelli stranieri
La Borsa di Hong Kong, con la sua elasticità e i suoi meccanismi Occidentali, è un po’il New York Stock Exchange asiatico. Non solo, ma è la Borsa asiatica che registra il maggior tasso di crescita e la sua capitalizzazione è seconda solo ai listini di Shangai e Tokyo. L’azienda che rappresenta di più questo trading floor è HSBC, la mega-corporation bancaria che ha sede per metà a Hong Kong e per metà in Cina continentale.
2. Tokyo Stock Exchange
Nazione: Giappone
Indice di riferimento: Nikkei
La Borsa di Tokyo appare da decenni sui telegiornali e quotidiani italiani. Dal miracolo economico giapponese, basato soprattutto su aziende coinvolte nell’elettronica di consumo come Sony, la Borsa giapponese ha sempre attirato capitali da Occidente.
A differenza delle altre nazioni che citeremo nel corso della guida, il Giappone non rappresenta un’economia in via di sviluppo. Anzi, con un PIL pro capite più alto di quello italiano è senza dubbio un mercato già ben sviluppato. Le aziende giapponesi sono all’avanguardia tecnologica: Honda, Toyota e Canon sono soltanto alcuni dei tanti esempi che potremmo fare.
Oggi nessuno ha dubbi sulla stabilità politica del Giappone o sul fatto che lo yen sia una valuta che mantiene il suo valore nel corso del tempo. Semmai è una nazione che inizia a dimostrare i tipici problemi delle economie sviluppate, come una popolazione che invecchia e un debito pubblico elevato.
Ma non è sempre stato così; prima degli anni ’60 le Borse giapponesi erano meno conosciute di quanto oggi lo siano quelle indiane e cinesi. La Borsa di Tokyo dimostra che le Borse asiatiche possono a tutti gli effetti diventare delle istituzioni tanto serie, sviluppate e trasparenti quanto quelle europee e americane. Rimane comunque la voce fuori dal coro della nostra guida, ma era impossibile non menzionare un trading floor così iconico.
3. Shangai Stock Exchange
Nazione: Cina continentale
Indice di riferimento: SSEC
Shangai era una piazza secondaria fino a poco tempo fa, ma negli ultimi 5 anni il governo cinese ha deciso di dare seriamente impulso alle quotazioni sul mercato domestico. Anziché lasciare sfuggire le imprese verso Hong Kong, ha scelto di regolamentare meglio la Borsa di Shangai e di creare azioni di tipo-B quotate in dollari americani per gli investitori internazionali.
La scelta ha sicuramente pagato, ma la Borsa di Shangai non è ancora completamente aperta agli investitori stranieri. Ci sono delle leggi che regolano l’imposizione fiscale sugli investimenti in aziende cinesi che, fondamentalmente, sono state introdotte per controllare il flusso di capitali in entrata. La Cina ha artificialmente svalutato la sua moneta più volte nel corso degli ultimi anni, cosa che sarebbe molto più difficile da fare se gli investitori la comprassero in blocco per possedere azioni locali.
Le azioni in dollari, già disponibili per molte imprese, hanno comunque iniziato a tamponare il problema. Attualmente la Borsa di Shangai è comunque la quarta al mondo per capitalizzazione, con grandi aziende quotate come Ping An. Nel corso dei prossimi anni la sua valenza internazionale aumenterà sicuramente, specie se dovessero quotarsi qui aziende come TikTok e Huawei.
Attualmente le aziende quotate sono 1.051, per una capitalizzazione complessiva che supera i 5 triliardi di dollari. Le piattaforme per avere accesso a questo mercato sono poche, ma una soluzione valida è XTB. Si tratta di un broker nato a Cipro e autorizzato Consob che permette a tutti di investire sul valore delle azioni asiatiche senza commissioni; puoi persino provarlo senza rischi aprendo un conto demo.
Il conto demo di XTB ti mette a disposizione, del tutto gratuitamente, del denaro virtuale che puoi usare per investire sulla piattaforma. In questo modo puoi prenderci la mano senza correre rischi, usando tutte le funzionalità che sono normalmente disponibili sui conti reali.
4. Bombay Stock Exchange
Nazione: India
Indice di riferimento: BSE Sensex
Si parla tantissimo di Cina, ma non dimentichiamoci che la nazione con lo sviluppo economico più rapido al mondo in questi anni è l’India. Forte di un costo del lavoro molto più basso di quello cinese, di una popolazione che parla diffusamente inglese e di una maggiore cooperazione con le nazioni occidentali, questo è un mercato che va davvero preso in seria considerazione.
A differenza di ciò che accade nella maggior parte delle nazioni, in India ci sono due Borse Valori di pari livello. Lo stock exchange di Bombay è il più antico, essendo stato fondato addirittura nel 1875. Dalal Street è diventata la via simbolica della finanza indiana, che a sua volta è il simbolo dell’incredibile sviluppo economico della nazione in questi anni.
Oltre 5.000 aziende sono quotate presso il Bombay Stock Exchange, ma la maggior parte di queste hanno un market cap ridotto. La capitalizzazione complessiva dell’indice, infatti, arriva “solo” a 2,1 triliardi di dollari. Di anno in anno cresce comunque molto rapidamente, anche per via dell’aumento di domanda interna al mercato indiano per i titoli azionari.
Chi vuol investire su un mercato ancora poco esplorato, in forte sviluppo e ricco di opportunità troverà sicuramente interessanti i titoli quotati sul BSE. Alcuni nomi interessanti sono Mahindra, Tata Motors e le filiali indiane di Nestlé e Unilever.
5. National Stock Exchange of India
Nazione: India
Indice di riferimento: Nifty 50
Il National Stock Exchange, o semplicemente NSE, è la Borsa Valori più grande in India. Anche se quello di Bombay ha una storia molto più antica, il NSE lo supera di poco con una capitalizzazione complessiva di 2,27 triliardi di dollari. La sede del trading floor è Mumbai, altro grande polo economico indiano.
Uno dei motivi per cui non si sente parlare spesso delle Borse indiane è che l’economia locale è ancora molto rurale. Solo il 14% del PIL, secondo uno studio condotto nel 2016, arriva da aziende stabili con varie sedi e del personale. La stragrande maggioranza della ricchezza è ancora prodotto attraverso la cosiddetta “economia del sottobosco”, fatta di tanti venditori ambulanti e piccoli negozi a conduzione familiare.
Per confronto, negli Stati Uniti il 70% del PIL è prodotto da grandi aziende. Questo fa riflettere sulla strada che l’India deve ancora percorrere per arrivare a uno sviluppo economico che possa anche soltanto essere paragonato a quello cinese. Per gli investitori, però, questa è senz’altro un’ottima notizia. L’immaturità di un mercato ne segna le potenzialità; con oltre 1 miliardo di abitanti, è evidente che l’India sia destinata a seguire a sua volta un percorso verso lo sviluppo economico.
Chi investe ora sul NSE e sul BSE potrà approfittare del vantaggio del pioniere. Grazie a eToro, tra l’altro, finalmente c’è un modo facile per farlo. Per tanti anni abbiamo aspettato un broker con una buona offerta sui mercati emergenti e finalmente l’abbiamo trovato.
6. Indonesia Stock Exchange
Nazione: Indonesia
Indice di riferimento: IDX Composite
L’Indonesia Stock Exchange nasce dalla fusione tra la Borsa di Jakarta e quella di Surabaya, formando così un mercato unico per le 653 aziende attualmente quotate nel paese. Tra tutte le borse asiatiche questa è forse la più sottovalutata; l’economia indonesiana sta crescendo a un ritmo superiore al 5% l’anno, eppure il numero di azionisti registrati supera di poco il milione di persone. Di queste è interessante notare che oltre il 50% sono stranieri.
L’economia indonesiana è piuttosto diversificata. Trattandosi di una terra estremamente fertile con colture uniche, l’agribusiness ha dato vita a grandi colossi. Specialmente importante è l’olio di palma, prodotto usato su larga scala nell’industria dolciaria di cui l’Indonesia è il più grande produttore al mondo.
Nel frattempo crescono l’industria manifatturiera e il turismo, mentre una crescente classe media inizia a formare una solida base per la crescita del mercato interno. L’Indonesia è spesso oscurata da Cina e India, ma con quasi 300 milioni di abitanti è un altro mercato che non va assolutamente sottovalutato.
Per gli investitori è interessante ricordare che la gran parte della popolazione indonesiana è musulmana; per questo i cittadini evitano in larga parte pratiche come la speculazione di breve termine, la vendita allo scoperto e il trading con margine. Questo non spinge le azioni verso l’alto quanto potrebbero salire, lasciando la porta aperta per gli investimenti dall’estero.
7. Korea Exchange
Nazione: Corea del Sud
Indice di riferimento: Kospi
Il discorso relativo a questo indice somiglia molto, inevitabilmente, a quello che abbiamo fatto per la Borsa di Tokyo. La Corea del Sud ha avuto una storia molto simile ed economicamente legata a quella giapponese. Quando gli stipendi medi giapponesi stavano diventando troppo alti per sostenere la produzione di elettronica a prezzo ridotto, infatti, molte aziende delocalizzarono in Corea del Sud. Questo diede all’economia locale l’impulso necessario per svilupparsi.
Oggi la Corea del Sud è una nazione avanzata e ricca, con un livello tecnologico molto alto e aziende di altissimo profilo come Samsung e LG. Purtroppo la stabilità economica è minacciata dal regime nordcoreano che, con il suo atteggiamento bellicoso, spaventa spesso le Borse.
Attualmente le aziende quotate presso il Korea Exchange sono poco meno di 2.200, con una grande prevalenza del settore tecnologico e finanziario. In totale, tutte le aziende presenti portano a una capitalizzazione complessiva di 1,9 triliardi di dollari.
Grazie allo sviluppo economico sudcoreano, l’indice Kospi che monitora lo stato di salute delle azioni locali è già molto conosciuto. Per questo trovare delle piattaforme per negoziare i titoli locali è diventato più semplice negli ultimi anni. Usando Trade.com, ad esempio, si ha accesso a un’ampia selezione di azioni coreane.
FAQ
Le principali Borse asiatiche sono quella di Hong Kong, Shangai, Indonesia, Bombay, Mumbai (NSE), Tokyo e Seoul.
Perché a differenza della gran parte delle economie occidentali, i mercati asiatici sono in forte crescita e ancora lontani dal loro pieno potenziale.
Sono quella di Bombay (BSE) e quella di Mumbai (National Stock Exchange). La prima è la più antica, la seconda è la più grande per capitalizzazione.
Hong Kong non fa formalmente parte della Cina continentale, pertanto ha una sua regolamentazione dei mercati finanziari. Questa risulta più aperta agli investitori esteri e meno soggetta alle influenze politiche rispetto ai listini di Shangai.