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Cos’è Huawei?
Huawei Technologies Co., Ltd. è un’azienda cinese multinazionale specializzata in tecnologie dell’informazione e delle comunicazioni (ICT). Fondata nel 1987 da Ren Zhengfei, Huawei è cresciuta fino a diventare uno dei maggiori produttori di apparecchiature di rete, telefoni cellulari, dispositivi di comunicazione e servizi correlati a livello globale.
Huawei è nota principalmente per la produzione di smartphone, infrastrutture di rete e attrezzature per le telecomunicazioni. L’azienda è stata pioniera nello sviluppo di tecnologie 5G ed è stata coinvolta in progetti di ricerca e sviluppo avanzati nei settori dell’intelligenza artificiale, dell’Internet delle cose (IoT) e delle soluzioni cloud.
Tuttavia, Huawei è stata oggetto di attenzione internazionale a causa di preoccupazioni legate alla sicurezza informatica e alle accuse di presunti legami con il governo cinese, che hanno portato a restrizioni commerciali in diversi paesi. Questi sviluppi hanno avuto impatti significativi sulle attività globali di Huawei, suscitando dibattiti sulle questioni di sicurezza e sulla geopolitica delle tecnologie delle comunicazioni.
Come comprare azioni Huawei?
IPO di Huawei: una possibilità concreta?
Fino a poco tempo fa sembrava impossibile che Huawei si quotasse. L’ultima volta in cui Ren Zhengfei ne ha parlato in pubblico è stata a marzo del 2019; in quell’occasione, ancora una volta, si disse contrario a questa possibilità.
Ci sono due motivi per cui Huawei non ha granché “voglia” di quotarsi:
- L’azienda ha sempre potuto contare su ottimi risultati economici e su una mano dal governo cinese. Quando manca la liquidità, il governo interviene. Se non ci sono problemi di liquidità, non c’è motivo di quotarsi;
- Il secondo motivo è legato alla proprietà dell’azienda. Quotarsi in Borsa significa cedere potere decisionale, ristrutturare il management e attraversare un processo di cambiamento interno che stravolge l’impresa dalla base.
Ogni grande azienda cinese è intimamente legata al governo centrale. Non si può parlare di aziende cinesi senza parlare di politica: sarebbe semplicemente come guardare al dito anziché alla Luna.
Aziende come Apple e Samsung hanno dovuto quotarsi per continuare la loro espansione. Normalmente i governi non fanno favoritismi verso certe aziende, ma normalmente i governi non fanno tante altre cose che fa la Cina. Dagli aiuti alle imprese alla svalutazione artificiale dello yuan, passando per bolle speculative edilizie e manipolazioni del mercato postale, il governo cinese fa qualunque cosa per mantenere competitive le sue aziende.
Le stesse motivazioni alla base della non-quotazione ora potrebbero, invece, diventare il motore che spingerà Huawei alla IPO. Un’offerta pubblica di azioni, in questo momento, potrebbe salvare l’azienda da un tracollo finanziario.
Cosa sta succedendo a Huawei?
I tempi stanno cambiando rapidamente per Huawei. Dal 2018 al 2020, l’azienda ha accusato dei colpi molto pesanti che ancora una volta sono legati al suo rapporto con il governo cinese:
- Gli Stati Uniti hanno imposto sanzioni commerciali verso l’azienda
- Il coronavirus ha colpito Huawei in modo piuttosto grave
- Una delle aree più importanti del suo modello di business sta restando soffocata dagli equilibri internazionali
- L’India, mercato enorme e grande partner commerciale della Cina, sta iniziando a tagliare i ponti con le aziende cinesi
Il tutto si inserisce, ovviamente, all’interno della recessione che tutto il mondo sta vivendo per via del Covid-19. In ogni caso questa crisi economica si sarebbe riflessa sulle vendite, ma la posizione di Huawei è particolarmente fragile. Andiamo a scoprire come mai.
Le sanzioni degli Stati Uniti
Da quando Donald Trump è diventato Presidente, i rapporti commerciali tra USA e Cina hanno decisamente cambiato rotta. La nuova presidenza si è schierata contro l’eccessiva importazione, imponendo dazi importanti e colpendo Huawei nello specifico.
La Cina ha esagerato, questo è evidente. Ogni pratica scorretta per la manipolazione del commercio e della valuta nazionale, insieme ad una scarsissima protezione del diritto d’autore e dei brevetti, hanno portato ad una rottura con l’America.
Uno dei punti su cui si è discusso di più riguarda la sicurezza nazionale. Anche se non è provato, è possibile che Huawei sia disposta a concedere al governo cinese i dati sensibili raccolti tramite i suoi smartphone e tramite le sue infrastrutture di telecomunicazione. Considerando lo stretto rapporto tra l’azienda e il governo centrale cinese, non ci sarebbe da stupirsi.
Donald Trump ha firmato un ordine esecutivo nel maggio 2019, impedendo a qualunque azienda americana di avere rapporti commerciali con aziende cinesi ritenute “Una minaccia alla sicurezza nazionale”. Anche se l’ordine esecutivo non fa nomi, è chiaro che compagnie come Huawei e ZTE fossero prese di mira. Le aziende americane non possono più vendere né comprare nulla, in parole molto semplici, da Huawei.
Questa decisione ha colpito l’azienda di Ren Zhengfei in modo critico:
- Huawei non può più vendere le sue apparecchiature per il 5G negli Stati Uniti, perdendo così il potenziale per miliardi di dollari di vendite;
- Gli smartphone dell’azienda non potranno più essere equipaggiati con il sistema operativo Android, essendo venduto da Google, il che ha causato un tracollo delle vendite.
Nei primi 3 mesi del 2020, Huawei ha registrato un calo del 27,3% nelle vendite dei suoi telefoni. Per quanto tutto il mercato abbia accusato il coronavirus, si tratta dell’azienda che ha visto le sue vendite diminuire di più in tutto il settore.
2. Il problema del coronavirus
Il coronavirus ha colpito Huawei e la Cina più di tante altre nazioni. Il lockdown cinese è stato particolarmente severo, costringendo le imprese a sospendere la produzione per diversi mesi. Non solo, ma tutta la filiera di Huawei si trova in Cina. Questo significa che, anche una volta riprese le attività, l’approvvigionamento dai fornitori ha richiesto del tempo extra.
Anche una volta finita la crisi, in ogni caso, le aziende cinesi sono rimaste vittima di un diffuso sentimento anti-Cina che ha toccato i consumatori e i governi di tutto il mondo. Dopo la questione di Hong Kong, dopo le bugie sui numeri legati alla pandemia, ora c’è astio e diffidenza nei confronti della nazione guidata da Xi Jinping.
Il Regno Unito, ad esempio, ha deciso di seguire l’esempio americano e di limitare fortemente l’intervento cinese nello sviluppo della rete 5G. L’Unione Europea ha sconsigliato ai Paesi membri di rivolgersi a Huawei per lo sviluppo dell’infrastruttura di rete; Israele ha completamente rigettato le offerte in arrivo da aziende cinesi e anche il Canada sta cercando di affidarsi ad altri fornitori.
Tutto questo, chiaramente, non fa altro che alimentare i problemi di Huawei già esistenti sul mercato degli smartphone.
3. La questione indiana
Osservata speciale a livello mondiale dopo il Coronavirus, la Cina avrebbe potuto scegliere di mostrare un lato migliore di sé. Invece ha deciso di sollevare enormi proteste ad Hong Kong per i suoi continui tentativi di impadronirsi del governo locale; come se non bastasse, i soldati cinesi hanno ucciso 20 militari indiani nella zona di confine tra le due nazioni.
Si tratta di un atto gravissimo, che ha scosso la politica internazionale e tutta l’India. Le due nazioni si sono accusate a vicenda, ma sembra sempre più evidente che alla Cina si debba una maggiore responsabilità per quanto avvenuto.
Chiaramente non possono mancare le ripercussioni. Il governo indiano, dopo essersi unito al coro di chi non si rivolgerà a Huawei per il 5G, sta ora pensando ad una serie di step per punire il comportamento cinese sul piano economico. Questo finirà per toccare sicuramente anche le vendite di smartphone, aggiungendo un’altra problematica alle già tante di Huawei.
Apertura alla quotazione in Borsa?
Chi sa come funziona la Borsa sa che, per lo più, le aziende si quotano quando hanno bisogno di espandersi. La vendita di azioni genera liquidità, che poi viene investita nell’ulteriore sviluppo dell’impresa.
Per le aziende già grandi, come Huawei, la necessità di liquidità è decisamente un problema minore. Senza contare che, come abbiamo già detto, molto spesso arriva il governo centrale a fornirla senza passare per investitori esterni.
Il discorso allora diventa un altro, diventa legato alla necessità di uscire da situazioni scomode o di stallo. Esattamente come quella di Huawei in questo momento.
Quotandosi in Borsa l’azienda potrebbe finalmente implementare un sistema di governance diverso, avere maggiore trasparenza e più possibilità di dialogo all’estero. Se fosse tenuta a pubblicare i suoi libri contabili -in Cina sono considerati segreti di Stato- e a esplicitare i suoi rapporti con il governo centrale, ecco che finalmente avremmo modo di capire se Huawei è realmente una minaccia per la sicurezza.
La quotazione porterebbe capitali da tutto il mondo, rendendo i governi più restii a ostacolare un’azienda in cui i loro cittadini hanno investito; una quotazione negli Stati Uniti, magari, potrebbe persino portare a un’apertura da parte dell’amministrazione Trump verso i prodotti Huawei.
Chiaramente è presumibile che le azioni di Serie A verrebbero quotate sulla Borsa nazionale, quindi è bene iniziare a munirsi di un account su un broker che permetta di negoziare azioni di tutto il mondo.
Un round B e magari un round C verrebbero allocati, più probabilmente, a New York e a Hong Kong dove è decisamente più semplice riuscire a rastrellare capitali sul mercato. Per il momento questo è quello che ci aspettiamo, ma non abbiamo ancora delle conferme ufficiali.
Addio Stati Uniti per le aziende cinesi?
Sulla possibilità di un’eventuale quotazione in Borsa di Huawei a New York, in realtà, pende una grande spada di Damocle. C’è la seria possibilità che i principali listini americani vadano ad escludere le aziende cinesi dalle negoziazioni.
In realtà l’amministrazione Trump non ha parlato esplicitamente di aziende cinesi. Il fatto è che, come dicevamo, i libri contabili delle aziende cinesi sono tenuti sotto chiave e non vengono divulgati in pubblico. In poche parole, non c’è modo di capire se i risultati di queste aziende siano effettivamente quelli riportati nei loro bilanci.
Per trasparenza nei confronti degli investitori, si pensa che le aziende che non condividono per oltre 2 anni di fila i loro libri contabili con gli investitori possano essere escluse dai panieri principali. Andando a verificare l’elenco di aziende che verrebbero toccate da questo provvedimento, scopriamo che quasi tutte sono per l’appunto aziende cinesi.
Se il Congresso americano continuasse a spingere per dare un giro di vite alla trasparenza delle aziende quotate, per Huawei la quotazione negli USA sarebbe un’ipotesi ancora più remota. Rimangono comunque altre piazze interessanti, come Hong Kong e Londra, dove lanciare un round B e C della IPO. Per ora sono speculazioni, ma appaiono più fondate che mai.
Le IPO cinesi di successo negli ultimi anni
Ad oggi le 3 IPOs più grandi della storia sono tutte di aziende cinesi:
- Alibaba Group nel 2014
- Agricultural Bank of China
- Industrial and Commercial Bank of China
Questi sono solo tre dei tanti casi di successo delle quotazioni di aziende cinesi negli ultimi anni. Gli investitori che hanno creduto in queste aziende fin dal primo giorno di negoziazione sulle Borse sono stati ripagati con capital gain e dividendi davvero importanti, che dimostrano quanto la fiamma cinese sia ancora viva malgrado le vicende attuali.
Se vuoi cogliere l’occasione per investire sui titoli del mercato più grande al mondo, puoi farlo facilmente da casa utilizzando un servizio come Avatrade. Non solo è molto semplice, ma risparmierai anche sulle commissioni visti i costi decisamente inferiori a quelli delle banche e degli intermediari tradizionali. Anche se non puoi investire ancora su Huawei, il mercato è grande.
Altre azioni per investire
- Oracle
- Tencent
- AT&T
- Abbvie
- Abbott
- Arcelor Mittal
- American Eagle
- Abercrombie&Fitch
- Adidas
- Continental
- Porsche
- SAP
- Thyssenkrupp
- Iberdrola
Al momento Huawei non è un’azienda quotata in Borsa, quindi le sue azioni non possono essere acquistate in alcun modo.
Per il momento non sono state fatte dichiarazioni ufficiali circa una possibile quotazione, ma è molto probabile che le difficoltà riscontrate ultimamente dall’azienda possano portare ad una IPO.
Anche se al momento non esistono dei piani divulgati in pubblico circa un’eventuale quotazione, è probabile che nel caso di una IPO l’offerta venga divisa tra listini cinesi e stranieri (probabilmente Londra, New York e/o Hong Kong).