Un mercato può affrontare fasi di espansione, cioè di crescita economica, oppure di recessione, quindi di decrescita. Normalmente si parla di “recessione” quando si parla di mercati molto grandi, come può essere quello mondiale o quello di un’intera nazione. Mentre il termine crisi si usa sia per le singole aziende che per insiemi più grandi, la recessione è tipicamente su scala nazionale o internazionale.
A livello tecnico, si dice che una nazione è in recessione quando la sua economia non cresce per oltre 6 mesi. La misura della crescita di un’economia è tipicamente il PIL, cioè il Prodotto Interno Lordo; il PIL misura tutta l’attività economica di una nazione: i consumi dei privati, gli investimenti di privati e aziende, la spesa pubblica e la differenza tra esportazioni e importazioni.
Spesso questo termine viene frainteso. Infatti è credenza comune che, se un’economia si trova in recessione, i singoli componenti ne soffriranno tutti. Invece una recessione può essere fonte di grande crescita per alcuni, anche se nel complesso c’è una decrescita. Lo sa bene, ad esempio, chi fa trading online.
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Indice
Come inizia una recessione
Come abbiamo detto prima, il PIL è lo strumento che usiamo per misurare le dimensioni di un’economia. Quando questa si trova in recessione, significa che il PIL prodotto all’interno di quel mercato è diminuito rispetto al periodo precedente; questo significa che possono essere diminuite una o più delle quattro voci che formano il prodotto interno lordo:
- Spesa pubblica
- Consumi dei privati
- Investimenti, privati o delle aziende
- Saldo della bilancia commerciale, cioè la differenza tra esportazioni e importazioni
In teoria basta che una sola di queste voci diminuisca per fare in modo che in un periodo di 6 mesi ci sia un calo del PIL, portando ad una recessione. In realtà, però, un’economia è fatta di fattori strettamente legati tra loro. Se calano i consumi le aziende fanno investimenti, lo Stato genera meno gettito fiscale e dunque riduce la spesa pubblica.
In alcuni casi è persino possibile che una crisi venga “importata”, cioè che sia la crisi di un’altra nazione a trascinare in recessione un’altra. Ad esempio, come probabilmente saprai, molti investimenti italiani sono diretti verso i titoli azionari americani.
Se i titoli azionari americani scendono per effetto di una recessione locale, gli italiani perdono parte dei loro investimenti; le aziende italiane faranno meno affari negli Stati Uniti, perdendo una parte delle esportazioni, il che si rifletterà sul gettito fiscale e dunque sulla spesa pubblica.
Crisi economiche, finanziarie e politiche
Normalmente c’è sempre un fattore scatenante che dà il via ad un periodo di recessione. Nella famosa crisi del ’29, ad esempio, fu la totale assenza di controllo sull’andamento dei mercati finanziaria che generò un’enorme bolla speculativa negli Stati Uniti. Nel 2008 fu il mercato americano dei mutui, mentre nella crisi dell’Eurozona del 2012 il fattore scatenante fu il debito pubblico greco.
In base alle cause che generano una recessione è possibile distinguere tra crisi economica, finanziaria e politica.
Una crisi economica nasce all’interno dell’economia reale. Le aziende iniziano a vendere di meno, a licenziare i dipendenti che a loro volta acquisteranno meno, le persone favoriscono il risparmio rispetto al consumo e questo causa una reazione a catena. Improvvisamente lo Stato riceve meno gettito fiscale e dunque fa meno investimenti; l’inflazione diminuisce, portando le persone a consumare ancora meno, finché ne risentono i titoli azionari o quelli del Tesoro.
Questo tipo di crisi, oggi, è raro. La stiamo vivendo nel 2020 per via dell’epidemia dovuta al coronavirus, che ha costretto le attività produttive a fermarsi e le persone a ridurre i consumi. Parliamo, però, di un evento davvero eccezionale. per lo più le crisi odierne sono finanziarie o politiche.
Una crisi finanziaria nasce quando una nazione, oppure le sue aziende o i suoi cittadini, sono eccessivamente indebitati. Se ad esempio il debito pubblico è troppo elevato, questo fa sì che sia necessario ridurre la spesa e aumentare le tasse, con ricadute su tutta l’economia; se invece come nel 2008 il problema del debito riguarda privati e aziende, questi inizieranno a non ripagare i debiti alle banche che poi andranno in crisi, trascinando in recessione l’intera nazione.
Infine, ci sono le crisi politiche. Queste avvengono quando un evento davvero importante (guerre, colpi di Stato, ecc.) scuote l’economia, bloccando gli investimenti e riducendo le attività d’impresa.
Gli effetti di una recessione sull’economia
Qualunque sia il fattore che scatena la crisi, normalmente i suoi effetti sono molto simili. Come avrai capito a questo punto della nostra guida, infatti, i soggetti che formano un mercato sono strettamente correlati tra loro.
Ciò che si osserva normalmente durante una recessione è un insieme di ripercussioni sull’economia:
- La diminuzione dei consumi porta ad una diminuzione del tasso di inflazione, rendendo più conveniente il risparmio rispetto ai consumi, il che porta effettivamente le persone a consumare meno;
- I minori consumi portano le aziende a produrre meno, il che significa la chiusura per alcune di loro ed il licenziamento per altre;
- Il tasso di disoccupazione aumenta, il che porta ad un’ulteriore diminuzione dei consumi e degli investimenti.
Allo stesso tempo, però, alcune aziende prosperano durante le recessioni:
- Le attività “di crisi“, come i compro oro, i banchi dei pegni, le finanziarie che concedono piccoli prestiti
- Gli affaristi che ne approfittano per comprare immobili a prezzi convenienti
- I trader che fanno investimenti con piattaforme CFD, perché possono investire anche a ribasso
- I discount, i fast food ed in generale tutte le alternative “low cost” ai prodotti di consumo.
Come si esce da una recessione?
Nello stesso modo in cui una recessione porta ad una serie di conseguenze, sono una serie di azioni a trascinare un’economia fuori da questa situazione. Normalmente una parte di questo processo avviene in modo naturale, mentre una parte è favorita dall’intervento pubblico.
In primo luogo, la bilancia commerciale può aiutare. Una crisi, infatti, porta ad una svalutazione della moneta locale. Questo significa che lo stesso bene, comprato con un’altra valuta, costa meno di prima. Quindi un’economia in crisi tende ad aumentare la sua quota di export, che fa arricchire alcune aziende, le quali faranno investimenti e assunzioni.
Aspettare che ci sia un totale bilanciamento naturale delle cose, però, appare oggi come una strada troppo lunga e sconveniente. Per questo di norma c’è un intervento pubblico nell’economia, che sotto diverse forme può aiutare a far riprendere gli investimenti e i consumi.
In generale, una nazione deve accettare di fare del debito pubblico per uscire da una situazione di crisi. Non solo debito perché si riduce il gettito fiscale, ma anche perché la spesa pubblica è l’unica leva su cui si può agire rapidamente per rimettere in moto l’economia. Questo può avvenire in diversi modi:
- Con misure di sostegno al reddito, in modo da aiutare le persone e fare in modo che consumino di più;
- Introducendo agevolazioni fiscali per le imprese, in modo che possano ripagare gli investitori, fare nuovi investimenti e nuove assunzioni;
- Creando lavoro per le opere pubbliche (strade, ponti, ferrovie, ecc.);
- Garantendo i prestiti di privati e imprese, in modo da spingere le banche a inserire liquidità nell’economia per far aumentare l’inflazione.
Quando un’economia non può fare debito pubblico per far ripartire i consumi e gli investimenti, lì si verificano le crisi peggiori e le stagnazioni più durature.
Le crisi più famose (e drastiche) della storia recente
Normalmente i mercati crescono. Questa è un’affermazione che, dalla prima rivoluzione industriale in poi, si è sempre rivelata corretta. I mercati finanziari si trovano in una fase di costante espansione, che alle volte è intervallata da dei periodi di recessione.
Una recessione, dunque, è un avvenimento relativamente isolato. In più lascia il segno per i problemi che comporta. Tutto questo ha fatto sì che alcune recessioni siano diventate particolarmente famose; esiste anche il racconto di alcuni periodi di particolare crescita, come il “miracolo economico italiano”, ma le crisi hanno una celebrità che le supera di gran lunga.
Di seguito raccogliamo alcune delle recessioni più note avvenute dal 1900 in poi.
La crisi del ’29 (1919)
La crisi del 1929 è passata alla storia come la peggiore ad aver mai colpito il mondo, ma in particolar modo gli Stati Uniti. Ancora oggi gli economisti non concordano del tutto sulle sue cause, ma con ogni probabilità fu un insieme di fattori a portare al tracollo:
- Una spesa pubblica insufficiente
- Il rally incontrastato delle azioni, che negli anni ’20 passavano di mano aumentando continuamente il proprio prezzo al di là del loro valore reale (bolla speculativa)
- Una base monetaria troppo ristretta, cioè un livello insufficiente di denaro all’interno dell’economia.
Il PIL mondiale diminuì del 26,7% in seguito a questo evento senza precedenti, con il tasso di disoccupazione che aumentò vertiginosamente sia negli USA che in Europa. Solo le teorie economiche del brillante Keynes, l’economia selezionato da Roosevelt per dettare le linee di uscita dalla crisi, furono in grado di mettere una pezza al problema.
Anche se si considera ufficialmente che la crisi finì a cavallo tra il ’33 ed il ’34, realmente fu solo il boom successivo alla Seconda Guerra Mondiale a dare vera spinta all’economia mondiale.
Il tracollo dei mutui sub-prime (2008)
Il 2008 vide il mondo tornare indietro nel tempo. Per un momento sembrava che la situazione fosse paragonabile a quella del ’29 per l’entità dei danni provocati, anche se così -fortunatamente- non fu. La crisi dei mutui sub-prime si ferma al secondo posto tra le peggiori mai capitate nella storia recente dell’economia mondiale.
In questo caso l’evento scatenante fu un comportamento scellerato delle grandi banche americane. Queste inventarono un nuovo, pericoloso modo di fare affari:
- Iniziarono ad approvare le richieste di mutuo, ai cittadini che lo richiedevano, anche senza lavoro e senza garanzie;
- Per finanziare i mutui in questione, vendevano pacchetti obbligazionari garantiti sui mutui stessi.
L’idea di base era che il mercato immobiliare americano fosse troppo in salute per crollare. Di conseguenza anche se i mutuatari non avessero ripagato i loro debiti, vendendo le loro case ipotecate si sarebbero comunque ripagati gli investitori.
Quando i mutuatari iniziarono a non ripagare i loro debiti in massa, però, molte case finirono all’asta nello stesso momento e questo fece andare in crisi alcune delle più storiche e grandi banche americane. Il tracollo fu inevitabile: i listini andarono in crisi, trascinando tutto il mondo con loro.
La recessione del Covid-19 (2020)
Fa strano scrivere una pagina di storia ancora in corso, ma la crisi del 2020 sarà sicuramente ricordata. Quando un nuovo virus iniziò a paralizzare prima la Cina, poi la Corea del Sud, poi l’Europa e infine quasi tutto il mondo, sembrava impossibile che stesse accadendo davvero.
Il blocco delle attività produttive, voluto in tutte le economie più grandi al mondo per evitare la diffusione del contagio, ha causato un fortissimo rallentamento di consumi e investimenti. Ovunque lo Stato ha iniziato a usare la leva pubblica per contrastarne gli effetti, ma solo il tempo ci dirà quale sarà l’esito.
Come guadagnare da una recessione tramite la Borsa
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Un’economia si definisce in recessione quando il suo PIL diminuisce nell’arco di un periodo lungo almeno 6 mesi
La spinta principale per l’uscita da una recessione arriva dalla spesa pubblica (sostegno al reddito, agevolazioni alle imprese e investimenti in opere pubbliche), in modo da far ripartire consumi e investimenti.
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