In questa guida noi della redazione di TradingOnline.me ci occuperemo di definire l’imposta di bollo sul deposito titoli, una delle tasse più odiate dagli investitori Italiani.
Quando parliamo di imposta di bollo deposito titoli si chiama in causa un onere odiatissimo da tutti gli investitori. Chi sceglie di mettere i propri soldi al sicuro, come ad esempi in un conto deposito, cerca la soluzione migliore per pagare la più bassa imposta possibile.
Purtroppo, negli ultimi anni, la situazione non ha giocato molto a favore di chi ha quest’obiettivo. Negli ultimi anni, l’imposta di bollo deposito titoli è stata coinvolta in un aumento notevole, pari al 33%. Sempre più persone, di conseguenza, si chiedono fino a che punto convenga investire in Italia.
Ingegnandosi un po’, però, è possibile investire senza pagare l’imposta di bollo sui titoli. In che modo? Si tratta di una soluzione legale? Assolutamente sì! Nei prossimi paragrafi, ti spiegheremo come metterla in atto.
Indice
Cosa sono le imposte di bollo sul deposito titoli?
Possiamo definire l’imposta di bollo deposito titoli come un’imposta che è necessario pagare al fine di poter aprire un conto titoli presso la nostra Banca. In sostanza, il conto deposito titoli è un contratto che si sottoscrive tra due parti:
- Investitore
- Banca o intermediario
La finalità di quella di dare in custodia e gestione i nostri investimenti su strumenti finanziaria di diversa tipologia. Ad esempio, possiamo decidere di investire sui seguenti prodotti finanziari:
- Azioni
- Obbligazioni
- Fondi comuni
- Etf
- Polizze assicurative
- Fondi pensione
Ognuno di questi strumenti verrà quindi aperto, custodito e gestito dal nostro consulente. Per fare ciò, oltre alla naturali spese di gestione che finiscono direttamente alla banca, bisogna considerare la tassa da pagare allo Stato: l’importa di bollo sul deposito titoli.
Cosa succede se presso la stessa banca abbiamo più un conto titoli intestato a nostro nome? Purtroppo, in questo caso, bisognerà pagare un’imposta di bollo per ogni conto titoli attivo.
Da specificare che il conto corrente bancario non è soggetto a questo imposto. Bisognerà, appunto, attivare un Dossier titoli per essere soggetti al pagamento dell’imposta. in caso contrario, non viene applicata.
Come calcolare l’imposta di Bollo sul deposito titoli
Le normative attuali affermano che la tassa sul Deposito Titoli è pari allo 0,20% di tutte le giacenze che si hanno sul proprio conto.
Ecco un esempio concreto: se nel deposito titoli sono presenti €10.000 di valore nominale, oggi l’imposta di bollo sarà pari allo 0,20% di questi 10 mila euro. In breve, si pagherà un’imposta di bollo pari a 20 euro.
Per capire questa imposta, è sufficiente chiamarla come una sorta di mini-patrimoniale, che è possibile calcolare in modalità progressiva secondo le somme che sono state versate. In termini pratici, è sufficiente calcolarla con un’imposta dello 0,20%.
Ecco che per calcolare l’imposta di bollo su deposito titoli è necessario anche considerare che essa è pari al due per mille degli importi depositati all’interno del proprio conto. Proseguendo negli anni, a partire dal 2012 in poi, si giunge alla legge di stabilità del 2014, secondo cui l’importo minimo di 34,20 € è stato eliminato per tutti i titolari di un conto deposito al di sotto dei 17.100 euro.
Oltre a questa imposta bisognerà anche calcolare la tassa sul Capital Gain, pari al 26% dei profitti maturati. Sono quindi due tasse differenti che tuttavia colpiscono allo stesso modo l’investitore.
Specifichiamo una cosa: alcune banche, in via promozionale, offrono il rimborso parziale o addirittura totale di questa imposta. Tuttavia le condizioni variano in base all’Istituto e sarà quindi necessario contattare il nostro referente per chiedere informazioni su questo eventuale rimborso.
Quando si paga l’imposta di Bollo sul deposito titoli? La data prevista per il pagamento è il 31 Dicembre dell’anno in corso. Giunti a tale data, la Banca applicherà l’imposta dello 0.20% sul nostro conto titoli.
Come investire senza pagare l’imposta di bollo deposito titoli
Di soluzioni per investire senza pagare l’imposta di bollo sui titoli ce ne sono diverse. Una legale molto efficace e altrettanto semplice è il ricorso alle piattaforme di trading con i contratti CFD, strumenti derivati grazie ai quali è possibile replicare le variazioni di prezzo di un asset, senza bisogno di acquistare il prodotto.
Attraversi i CFD non si deve pagare nessuna imposta fissa e sarà possibile investire sui mercati finanziari con un notevole risparmio.
eΤoro
Il broker eToro consente di fare trading senza pagare l’imposta di bollo deposito titoli.
Si tratta di uno dei tanti vantaggi di questa piattaforma. Da ricordare, infatti, è anche la totale gratuità. Questa piattaforma per il trading online, infatti, non applica commissioni fisse ma guadagna solo dagli spread, ossia dalla differenza tra bid e ask.
La popolarità di eΤoro è legata però anche ad altri aspetti. Il principale riguarda senza dubbio il fatto che si tratta della prima piattaforma di social trading. Cosa significa in concreto? Che i singoli utenti che fanno investimenti sugli asset hanno la possibilità di visionare gratuitamente e di replicare le strategie degli altri trader.
In questo modo è possibile iniziare a fare trading “sulle spalle dei giganti”, con maggiori chance di ottenere buoni risultati, il che non significa certo mettere in secondo piano il rischio.
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XTB
XTB è uno dei migliori broker CFD per i principianti. In primo luogo, è facilissimo da usare, molto intuitivo. Inoltre, appena iscritti si riceve l’assistenza telefonica di un vero esperto di trading che fornisce indicazioni precise per evitare di sbagliare.
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Ebook molto scaricato (migliaia di download negli ultimi mesi) perché è semplice da leggere e soprattutto perché funziona veramente, cioè insegna davvero a guadagnare con il trading online. Si tratta di uno dei migliori corsi in assoluto per imparare a fare Trading.
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Per concludere
Grazie al trading con i CFD, è possibile fare investimenti senza bisogno di pagare l’imposta di bollo deposito titoli.
Questo non significa che non ci siano delle voci di spesa fiscale da considerare. La prima cosa da dire al proposito è che il broker che consente di operare con i CFD non è un sostituto d’imposta. Questo vuol dire che il singolo investitore deve impegnarsi autonomamente per fare la dichiarazione.
Ha la possibilità di richiedere il supporto della piattaforma per quel che concerne i report sui profitti. Per concludere, esponiamo un veloce quadro normativo, specificando che, fino al 2010, i CFD in Italia non erano considerati strumenti finanziari. Le cose, però, sono cambiate con la pubblicazione del decreto n. 141 del 4 settembre 2010, in attuazione della direttiva europea 2008/48/CE.
Questa svolta ha reso i CFD, almeno dal punto di vista fiscale, strumenti finanziari equiparabili alle azioni, ai bond e alle obbligazioni. Di conseguenza, diventa estremamente profittevole operare con questa metodologia per evitare di pagare commissioni e tasse varie.
Si tratta di una tassa che è necessario pagare per la custodia e la gestione del nostro conto titoli presso una banca.
Il suo valore è pari allo 0,20% della giacenza depositata sul conto.
Il 31 Dicembre di ogni anno la Banca carica la commissione fissa sul conto titoli del cliente.
Semplicemente rivolgendosi a Broker certificati che negoziano con i CFD, strumenti finanziari che non prevedono l’applicazione di questa imposta. Tutte le info nella nostra guida.