Il 2020 non è stato sicuramente l’anno più semplice per giocare in Borsa. Il coronavirus, inaspettato evento di portata mondiale, ha trascinato i listini a ribasso. Dopo uno dei cicli di crescita più lunghi e importanti della storia, ora le Borse hanno ritrovato i ribassi.
In questo contesto, però, chi sa come muoversi sui mercati sta mietendo profitti davvero importanti. Le opportunità ci sono, a patto di saperle vedere e di volerle cogliere.
Oggi andremo a fare un riassunto di quello che è successo sui mercati in questi primi 6 mesi dell’anno. Andremo, chiaramente, anche a vedere le prospettive per il prossimo semestre e come sfruttarle. Ti consigliamo di avere uno strumento per poter consultare i grafici e seguire meglio tutta la guida.
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Indice
Gennaio e febbraio: prosegue la corsa ai record
Il 2019 si è chiuso come un nuovo anno di massimi e record per le Borse. Dai listini americani a quelli europei, passando per quelli asiatici, le Borse sono cresciute a un ritmo record. Un portafoglio “normale”, a prevalenza azionaria e posizionato bene sui mercati, nel 2019 ha visto il suo valore aumentare del 15-20%. Non parliamo di hedge fund speculativi o di trading online, ma letteralmente del portafoglio di un cassettista medio.
Il 2020 si è aperto seguendo lo stesso trend rialzista. Anche se la Cina era già alle prese con l’epidemia Covid-19, il mondo non si sentiva minacciato da questa situazione. Il governo cinese non aveva ancora rivelato la vera entità del problema e in Europa la vita proseguiva normale. Le Borse, dunque, continuavano il loro corso: il 14 febbraio, lo S&P 500 ha registrato il suo massimo valore storico a quota 3.380 punti base.
Durante lo stesso periodo, le obbligazioni governative e i metalli preziosi rimanevano bassi. In appena 10 anni, gli indici americani hanno quadruplicato il loro valore trascinando con sé i listini di tutto il mondo. Chi comprerebbe beni rifugio in un momento del genere? Mentre lo Standard & Poor’s raggiungeva i suoi apici, ecco cosa succedeva su altri fronti:
- L’oro veniva scambiato a 1.200$ l’oncia;
- I BTP a 10 anni avevano un ritorno annuale dello 0,90%
- Un barile di petrolio veniva scambiato a 49,85$ al barile
Tieni a mente questi numeri, perché tra poco vedremo come sono cambiati e con che rapidità.
Marzo: il mese del tracollo
Alla fine di febbraio le cose sono cambiate. L’Europa era entrata in lockdown e all’inizio di marzo le misure restrittive hanno toccato oltre 4 miliardi di persone nel mondo. L’economia è rimasta ferma, come in un’immensa fotografia catastrofica. Ovviamente i risvolti sulle Borse sono stati tragici.
Il panico ha scatenato un’ondata di vendite che ha fatto perdere alle Borse il 30% del loro valore in meno di due settimane. Nel frattempo l’economia reale non se la passava meglio: negozi chiusi, licenziamenti e consumi fermi. Tra febbraio e marzo, oltre 30 milioni di americani hanno richiesto il sussidio di disoccupazione dopo una storica ondata di licenziamenti.
Tutto questo non ha precedenti nella storia dell’economia contemporanea. Improvvisamente alcuni settori hanno iniziato a rischiare il tracollo:
- Il settore del turismo, specialmente hotel e compagnie aeree, è finito sul lastrico. Il traffico aereo è arrivato a registrare un calo del 65% su base mondiale, con il cuore della crisi in Europa, negli Emirati Arabi, negli USA e in Cina. Tutti i mercati più importanti hanno visto un riduzione superiore all’80%.
- Per il mercato delle automobili, già in crisi di utili e margini, l’impatto è stato tremendo. Nel 2020 verranno vendute dal 15% al 27% di auto in meno rispetto allo scorso anno;
- L’intero settore manifatturiero è entrato in crisi, dall’abbigliamento a tutti gli altri beni che non sono di prima necessità e non sono stati venduti né prodotti durante il lockdown.
Nello stesso momento, però, emergeva quella che gli esperti chiamano shut-in economy. Un’economia basata sugli acquisti per rendere più vivibile la chiusura tra le mura domestiche e più efficace lo smart working. Aziende che sono decollate in questo momento sono:
- I retailer online, come Amazon e eBay, che si sono del tutto sostituite ai negozi fisici per oltre un mese;
- Le aziende legate alle videoconferenze, come Zoom, che ora hanno raggiunto un boom del valore azionario tale quasi da essere una bolla speculativa;
- Tutto il comparto delle apparecchiature mediche, vista l’improvvisa domanda di mascherine, guanti, igienizzanti e respiratori.
Aprile e maggio: la “Fase 2” dei mercati finanziari
Ad aprile la situazione era ancora grave, ma già sulla via del miglioramento. Con le cure mediche migliorate, il virus iniziava a fare meno paura. Lo shock economico è diventato quantificabile e gradualmente alcuni paesi hanno iniziato ad alleviare le misure di contenimento. Con la lenta ma costante ripresa della vita quotidiana, anche i mercati iniziavano a risalire.
In questo periodo gli esperti hanno colto l’occasione per acquistare azioni a tutto spiano. Diventava sempre più evidente che il coronavirus non avrebbe paralizzato l’economia per molto tempo ancora; nel frattempo, già molte aziende avevano ripreso la produzione. Con i titoli in svendita sui mercati, era il momento giusto per seguire la filosofia “compra basso, vendi alto“.
Chi ha scelto di usare piattaforme come Avatrade per posizionarsi sul mercato ha fatto bene. Tra aprile e maggio i mercati hanno avuto una ripresa formidabile; il Nasdaq ha persino concluso maggio segnando un +4% rispetto ai livelli di inizio anno, grazie alle tante aziende tech connesse all’indice.
Negli Stati Uniti, che vengono sempre presi come mercato di riferimento per l’economia mondiale, i dati macroeconomici vengono catturati prima che in Europa. Sul calendario economico, già a maggio, sono apparsi alcuni dati incoraggianti che hanno spinto ulteriormente le persone a comprare titoli.
All’apice del tracollo finanziario, ecco com’erano cambiati i numeri che abbiamo visto all’inizio della guida:
- L’oro veniva negoziato a 1.800$ l’oncia, un rialzo del 50% rispetto a inizio anno;
- I BTP a 10 anni hanno sfiorato un rendimento annuo del 2%;
- Il petrolio, per motivi dovuti soltanto in parte all’emergenza medica, è sceso fino ai livelli record di 11$ al barile.
La situazione del petrolio
Non possiamo fare a meno di dedicare una parentesi a quello che è successo al petrolio durante gli ultimi mesi. Uno dei mercati più importanti al mondo si è trovato, da un giorno all’altro, con migliaia di aziende a rischio di bancarotta.
Tutto è cominciato con la paralisi dei consumi di petrolio in Cina, a seguito delle restrizioni dovute al Covid-19. Visto il calo nell’uso e nella domanda di automobili e trasporti, era lecito pensare che il cartello OPEC+ avrebbe tagliato la produzione. Questo cartello è la voce di tutti i principali paesi esportatori di petrolio, che stabiliscono un certo livello di produzione per mantenere i prezzi elevati in ogni condizione di mercato.
Le aziende più in crisi erano quelle americane, visti i costi di estrazione molto più alti che nel resto del mondo. La Russia, così, ha visto l’opportunità per restituire agli americani il “favore” delle sanzioni economiche introdotte per ostacolare la sua economia. In una mossa totalmente inattesa, la delegazione russa ha fermamente respinto l’ipotesi di un taglio alla produzione.
Improvvisamente il prezzo del greggio è sceso sotto ai 30$ per barile, ben 10$ al di sotto del costo di estrazione negli Stati Uniti.
Lo smacco non poteva rimanere tale. L’Arabia Saudita, riconosciuta universalmente come il “leader” del cartello OPEC, doveva rispondere e ristabilire le gerarchie. Così è stato.
In risposta alla Russia, i sauditi hanno deciso di aumentare la produzione a loro volta per tagliare anche la Russia fuori dal mercato. Così il petrolio ha raggiunto un valore storico di 11$ al barile, con alcuni futures negoziati addirittura al di sotto degli 0$.
Soltanto a maggio, in mezzo a dialoghi molto complessi, si sono raggiunti degli accordi che stanno gradualmente riportando il prezzo del barile verso e oltre i 40$.
Cosa succederà adesso?
Fino a qui abbiamo parlato di cronaca. Quel che succederà da ora in poi è “il futuro”. Il futuro per sua natura è sempre incerto, ma se abbiamo buon occhio per i mercati possiamo fare delle previsioni.
Su vari fronti, ormai, la situazione sembra essere diventata più chiara. A giugno i dati macroeconomici di tutto il mondo, soprattutto quelli americani, appaiono positivi. La ripresa dei mercati finanziari è ancora in corso, ed è probabile che presto i listini torneranno al di sopra dei livelli pre-crisi.
Il merito di questa ripresa così rapida va attribuito soprattutto alle banche centrali. Tanto la Federal Reserve, quanto la BCE e le corrispondenti istituzioni di tutto il mondo, hanno adottato politiche importanti per venire incontro alle aziende e iniettare liquidità nell’economia.
Certo, la via per la ripresa non è una strada dritta. Aspettiamoci delle fasi di rialzo e di ribasso che continueranno ad alternarsi, ma complessivamente è chiaro che i listini abbiano ritrovato la direzione del rialzo. Alcuni settori performeranno meglio di altri, ma alla fine dei conti gli indici torneranno a salire.
Ecco tre consigli che possono aiutarti a investire sui trend in corso.
1. Punta sugli indici per investire sul quadro generale
In questo momento la ripresa, soprattutto sui mercati finanziari, è già iniziata. Allo stesso tempo non è una ripresa uniforme: alcuni titoli sono sottovalutati, altri sono sopravvalutati, alcuni settori vanno meglio e altri peggio. In un contesto di questo genere è meglio evitare di selezionare delle singole aziende su cui investire: meglio puntare sugli indici.
Un indice di Borsa ti permette di diversificare il tuo investimento su tutte le aziende che appartengono all’indice. Investendo sullo S&P 500, ad esempio, potrai puntare su tutte le 505 aziende americane più grandi al mondo con una singola posizione.
Per investire sugli indici ti consigliamo di usare Trade.com, essendo facile da usare e molto conveniente sul fronte delle commissioni. Già per la fine dell’anno la nostra redazione prevede un aumento tra il 10% e il 15% del valore degli indici USA.
2. Evita le banche
I titoli azionari delle banche, in questo momento, non sono molto invitanti. Le banche centrali hanno risposto alla crisi tagliando i tassi di interesse; anche se questo significa che gli istituti di credito concederanno più prestiti e più mutui, il margine di guadagno su queste operazioni sarà prossimo allo zero. Per le banche potrà essere un periodo di notevole aumento del fatturato, ma con un calo importante degli utili.
La stessa situazione si è già presentata durante la crisi finanziaria del 2008, ma questa volta si presume che andrà avanti per ancora più tempo. Meglio stare alla larga dalle azioni delle banche,
3. Posizionati sui voli
I titoli delle compagnie aeree hanno perso una parte impressionante del loro valore. Prima del Covid, però, l’espansione annua del settore era davvero importante. Sempre più persone in tutto il mondo possono permettersi di viaggiare, con un risvolto molto positivo sull’economia del comparto. In questo momento le azioni delle compagnie aeree sono in “saldo”, cioè si possono comprare ad un prezzo nettamente inferiore al loro valore.
Una piattaforma eccellente per investire in azioni delle compagnie aeree è eToro, che ti permette di negoziare online, su un ampio numero di compagnie aeree di tutto il mondo all’interno di una piattaforma intuitiva e la possibilità di investire con il copy trading.
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Al momento le compagnie aeree, insieme alle altre aziende colpite dall’epidemia di Covid-19, stanno recuperando molto rapidamente il valore azionario grazie all’allentamento delle restrizioni.
Ora che gli effetti del coronavirus sull’economia mondiale sono più chiari, il mercato degli investimenti è tornato a vedere volumi di compravendite importanti. Per chi sa come muoversi, ci sono molte occasioni da cogliere.
Le politiche introdotte dalle Banche Centrali per rispondere all’epidemia stanno penalizzando molto le banche. Comprare titoli azionari degli istituti di credito, in questo momento, non è una buona idea.